Parigi-Roubaix 2019, Gilbert oltre se stesso: “Tutti mi dicevano che il pavé non faceva per me”

La vittoria di oggi di Philippe Gilbert alla Parigi-Roubaix 2019 è ricca di significati. Si tratta infatti della vittoria numero 700 per la sua squadra, ora Deceuninck-Quick-Step, nonché della sua quarta Classica Monumento personale. A quasi 37 anni, il palmares di questo straordinario campione si allunga con un altro trofeo dal prestigio immenso, guadagnato al termine di una gara disputata con una grande sagacia tattica, coadiuvata da una forma fisica sorprendentemente impeccabile.

“Non posso crederci! È una gara che avevo a cuore, sapevo di essere la forma – ha esordito dopo il traguardo – Sentivo di stare di nuovo bene nei giorni successivi al Giro delle Fiandre, dove ero malato. Conservo ancora il sogno di vincere tutte le Classiche Monumento (ora gli manca solo la Milano-Sanremo, n.d.r.). A poco a poco, mi ci sto avvicinando“.

Il modo con cui ha vinto anche oggi non è però casuale: “Attribuisco grande importanza allo stile. I corridori come Musseuw o Bartoli mi hanno sempre ispirato perché attaccavano da lontano. Questo è quello che ho fatto a Il Lombardia, al Giro delle Fiandre, ed è così che di solito dò il meglio meglio. Le lunghe fughe non mi spaventano. È stato bello ritrovarmi in questo attacco con Nils Politt, è un corridore che ha grandi qualità, generoso quando c’è d lavorare in una fuga, abbiamo preso tutti i nostri cambi al 100%, senza calcolare. Entrambi meritavamo la vittoria. Ma alla fine, è il migliore che vince… e sono stato io!”.

La Roubaix non è certo una corsa che ci aspettava lui potesse vincere, eppure è stato capace negli ultimi anni di rinnovare le proprie ambizioni e caratteristiche: “Quando ho deciso di intraprendere questa sfida, tutti mi dicevano che il pavé non faceva per me, ma sapevo come trasformare le mie qualità di scattista. Da quando ho vinto l’Amstel Gold Race, la Freccia Vallone e la Liegi-Bastogne-Liegi, sono diventato un corridore diverso. È stata un po’ una sfida, ho dovuto lavorare in modo diverso e portare tutte le possibilità dalla mia parte, unendomi ad esempio alla Quick-Step, la squadra migliore per queste classiche. Nella vita, hai bisogno di sfide entusiasmanti” ha quindi concluso.

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